Perchè Zenobia?

27/08/2009 12:49:33 Totale 0 Commenti Segnala ad un amico

Vivere nel presente, riscoprendo l’antico.


Le motivazioni di una scelta sono sempre molteplici. Sono equamente ispirate dal sentimento e dalla ragione. La scelta è parimenti condizionata da simbologia figurativa che confluisca, unitamente alle motivazioni, in una plausibile rappresentatività dell’essenza di quanto viene istituito, dalle finalità che si è inteso perseguire, dalla genesi della promozione.

Ci è sembrato che quel nome, ZENOBIA, potesse fornire simbologia adeguata al soddisfacimento delle esigenze contingenti, per la consistenza di mito e realtà, di storia e leggenda, di conoscenza e immaginazione, che ha evocato e tuttora evoca.

E la ricerca di confluenza di passato e di presente, di antico e di attuale, di memoria a lungo termine, di conoscenza a medio e breve termine; la ricerca di anelli di congiunzione tra umanità trascorsa e umanità vissuta, di motivi e criteri di essere, oggi indagando nel passato e riscoprendolo per la conoscenza di noi stessi nel presente; la individuazione dei retaggi ricevuti per comprendere e realizzare l’attualità, costituiscono la ratio unica di ogni promozione culturale.

Ecco ZENOBIA: la regina che volle essere Augusta, l’erede di Odenato Corrector Totius Oriemtis, Orientis, la donna che realizzò un sogno imperiale, poi infranto, la stessa che ambì a sostituire il prestigio della romanità. Era il III secolo dell’età imperiale. Proclamandosi discendente di Cleopatra ella vide gloria, vide ricchezza, vide potere per sé e per il suo popolo. Visse tra sogno e realtà, rievocando il passato per privilegiare ed impreziosire il presente. Fu ardua e coerente, così nei tempi di splendore come in quelli della sconfitta e della prigionia. Figura di storia, figura di mito.

Il Paese in cui ella visse fu culla di civiltà, primo legame tra civiltà romana e civiltà orientale. Ci appare significativo che la nostra attività di ricerca e di cultura assuma ai nostri tempi, caratterizzati da una pretesa, quanto deprecabile, novella “diaspora”, la sua simbologia.

Ricordiamo e ricerchiamo il passato. E ci affidiamo simbolicamente a lei, alla donna tenace, alla donna composta di sogno e realtà, alla regina del sito ove il poeta contemporaneo, Fayez Kaddour, immaginava di ascoltare “il nitrito dei venti muti”, negli aridi deserti nelle oasi della Tadmor seleucide e della Palmira romana tra le pietre non mute delle trascorse civiltà.

Ecco la simbologia, ecco la motivazione della scelta.


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